Cenni storici
Le origini del Tai chi sono collegate ad un celebre medico che nella Cina del III secolo a.C. sosteneva l’interdipendenza dell’esercizio fisico e di quello mentale per il conseguimento di un perfetto stato di salute.
Secondo Hua Tuo, questo il nome del medico cinese, la buona salute derivava dalla costanza nell’associare i movimenti del corpo ad analoghi moti dello spirito, ispirandosi al mondo circostante (agli animali e alle piante) ed alla loro profonda armonia interiore.
Ciò che Hua Tuo ideò, fu conosciuto poi quale “gioco dei cinque animali”, durante il quale i giocatori erano invitati a riproporre movenze ed emozioni proprie del mondo animale.
Di qui derivano diversi esercizi del Tai chi che presentano attitudini e movenze in cui sono protagonisti cavalli, gru, scimmie, leoni, etc.
Dal gioco ideato in antichità fra il XII e il XIII secolo venne definendosi per opera di Zhang Sanfeng una disciplina che mirava al controllo dell’energia Chi con il prevalente scopo del combattimento.
Lo stile di combattimento era sempre volto a replicare le movenze di combattimento di diversi animali: si narra che l'ispirazione fu vedere la lotta tra una gru ed un serpente.
Fra le arti marziali il Tai chi abbandonò gradualmente le mosse e i gesti violenti e impetuosi, propri dello scontro corpo a corpo, prediligendo modalità legate alla leggerezza dell’esecuzione insieme con tecniche volte a controllare la respirazione e a raggiungere la concentrazione del pensiero.
Nel passaggio dal Tai chi tradizionale a quello moderno un ruolo di primo piano fu ricoperto da Wang Zongyue che nel Settecento teorizzò per la prima volta il Tai chi non violento dove erano definitivamente abbandonate le istanze marziali a favore di una disciplina fondata sul ruolo del pensiero e della meditazione.
Il Tai chi, come oggi è noto, deriva tuttavia dalle modifiche apportate dapprima nel XVII secolo da Chen Wangding, poi tra ‘800 e ‘900, da Yang Luchan e dal nipote Yang Chengfu, responsabili dello stile che porta il loro nome, molto vicino a quello oggi più diffuso.
Perché il Tai chi si adattasse ai tempi della vita contemporanea è stato necessario contenere la durata degli esercizi che talvolta potevano richiedere anche trenta minuti per essere eseguiti correttamente proponendo tutti i passaggi nella corretta sequenza.
Regole di base
L’universo del Tai chi è articolato in cinque grandi sistemi, noti anche come stili. Si tratta di cinque variabili della medesima disciplina le quali tuttavia tendono ad accentuarne specifici aspetti, desunti spesso dalla sua lunghissima storia. Il Tai Chi può essere praticato da tutti e a tutte le età come ginnastica dolce che rilassa e tonifica il corpo e calma la mente. Le tecniche di rilassamento e di respirazione eseguite durante la concatenazione dei movimenti consentono lo svilupparsi della forza interiore, chiamata "Chi", che i maestri contrappongono alla forza muscolare, considerata nettamente inferiore e limitata.
Lo Stile Chen
Lo stile principale del Tai chi è detto Chen. Esso esibisce l’anima marziale del Tai chi, tra le prime ad affacciarsi anche alla scena della storia.
Lo studio di posizioni desunte dal mondo animale era fortemente collegato all’elaborazione di figure da applicare durante i combattimenti in cui gli animali erano autentici maestri.
Gli esercizi del Tai chi chen sono tra i più completi e complessi del Tai chi perché prevedono sia mosse rapide ed esplosive sia esecuzioni lente e pacate.
Lo Stile Yang
Nato da una costola dello stile chen, è lo stile yang, dal nome dello zio e del nipote che tra ‘800 e ‘900 hanno elaborato la forma di Tai chi più vicina a quella moderna.
Il Tai chi yang, noto come stile della “posizione larga", si basa su posizioni erette dalle quali sono derivati movimenti lenti e molto ampi dal ritmo fluente e leggero. Gli esercizi di controllo ed equilibrio si articolano in movimenti e posizioni che si sviluppano gradualmente in un continuum placido ed armonioso che corrisponde alla ricerca dell’equilibrio fra anima e corpo, fra il mondo interiore e quello esterno.
La semplicità di apprendimento e la versatilità con cui esso di adatta al maggior numero di persone sono le principali caratteristiche che hanno favorito la larga diffusione di questo stile. Le posizioni erette, infatti, sono più semplici da tenere anche da un anziano, che troverebbe faticose e talvolta inaffrontabili alcune posizioni da sdraiato, proprie di altri stili Tai chi.
Gli Altri Stili
Gli altri tre stili detti Hao, Sun e Wu sono particolarmente affini proprio perché tutti derivati dall’applicazione marziale dello stile Chen; pur adottando approcci differenti essi si riferiscono al Tai chi come arte del combattimento.
Al loro interno le cinque principali scuole di Tai chi conoscono ulteriori suddivisioni, frutto dei contesti specifici in cui esse sono state elaborate e sviluppate. Molte suddivisioni derivano anche da vere e proprie contaminazioni con discipline affini, a tal punto che la conoscenza e la pratica dei diversi stili, e al loro interno delle differenti suddivisioni, possono richiedere parecchi anni e sono bagaglio solo dei maestri più attrezzati ed autorevoli, dai quali talvolta discendono ulteriori e sempre più specifiche variabili.
ITCCA Europe International Tai Chi Chuan Association
Bibliografia
"Tai Ji Quan" di lutang Sun - 2013
"Tre poteri segreti del TaiJi Quan. Corpo Mente Energia" di Daniele Flavio - 2013
"Benessere quotidiano. Manuale interattivo Tai Chi." di Curci Francesco - 2012
Video e Foto